Nei momenti di meditazione più profonda vengo preso da un 'vuoto' che consuma.
Questo vuoto va al di là di ogni descrizione, di ogni parola. Dico 'vuoto' perchè è l'unica qualità che colgo.
Vengo preso con un forza a cui non posso resistere. 'Rapito' è un'altra parola che mi risuona, così come 'risucchiato'.
Non ho paura ma rimango impressionato dalla forza di questo vuoto che dissolve tutto. Mi sento consumare dentro, perdere ciò che è 'me'. Non posso sottrarmi. Il tempo passa, a volte ore intere, mentre lentamente questo vuoto mi consuma. E non mi lascia tregua: è un consumarsi intenso e continuo, come la fiamma di una candela.
Non ho paura ma rimango impressionato dalla forza di questo vuoto che dissolve tutto. Mi sento consumare dentro, perdere ciò che è 'me'. Non posso sottrarmi. Il tempo passa, a volte ore intere, mentre lentamente questo vuoto mi consuma. E non mi lascia tregua: è un consumarsi intenso e continuo, come la fiamma di una candela.
Poi, senza che nulla di particolare accada, all'improvviso questo vuoto lascia la sua presa e riemergo in superficie. Mi rendo conto che il tempo è passato e che non ci sono stato. Ero tutto in un'altra dimensione.
Mi ritrovo, ma non tutto. Qualcosa di me non c'è più. Non so dire cosa, ma la sensazione è chiara. Il vuoto si è preso una parte di me.
Apro gli occhi, mi metto in movimento e torno alla vita ordinaria, ma la sensazione rimane. Sono meno 'me', il vuoto ha consumato una parte di me. Ciò che rimane prosegue il suo esistere, ma mi è chiaro che ogni volta che il vuoto mi prende qualcosa di me viene consumato e ciò che rimane è sempre meno. Proseguo con la consapevolezza che un giorno non rimarrà più nulla.
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