Chi sono Io?

Chi sono Io?
la via della meditazione e dell'Intensivo di Illuminazione

15 ottobre 2014

La tecnica di meditazione dell'Intensivo di Illuminazione

Non è facile spiegare a parole una tecnica di meditazione, men che meno quella dell'Intensivo di Illuminazione, perchè la meditazione è una pratica e si comprende solo facendola.
All'Intensivo abbiamo un'unico scopo: avere un'esperienza diretta di chi siamo veramente. Non sto parlando dell''io', dell'ego, ma del vero Sé.
Esiste un corpo fisico, una mente che pensa, e un Sé reale che è ciò che siamo. Scorirlo, ossia vivere direttamente questa esperienza, è ciò che chiamiamo Illuminazione.
La struttura portante di questa meditazione è la Diade: due persone, una di fronte all'altra,  lavorano insieme per l'Illuminazione. Una medita e l'altra la sostiene, e poi si cambiano i ruoli.
Perchè due persone di fronte e non ognuno per conto suo? Perchè così è molto più efficace e si giunge prima all'Illuminazione.

La meditazione si basa sulla domanda: "Chi sono Io?". La persona cerca di vivere direttamente ciò che sente di essere in quel preciso momento. "Sono un corpo, un 'io' che pensa, oppure un semplice mal di testa..." qualunque cosa io pensi o sia convinto di essere devo tentare di averne esperienza in modo diretto, ossia senza pensarci sopra, ragionarci o cose del genere. Semplicemente cerco di essere questo 'me' in modo diretto e immediato. Ciò che emerge da questa meditazione viene comunicato al proprio partner di diade così si dissolve prima dalla mente e lascia più spazio per la meditazione successiva. Così facendo mi disidentifico progressivamente da tutto ciò che credo di essere, e una volta che questa illusione è sottile, la verità di chi sono veramente può apparire. In un istante l'identificazione con la mente cade e il vero Sé appare in tutto il suo splendore. Si rimane senza fiato, ammutoliti da tale grandezza e tale bellezza, e da quel momento nulla sarà più come prima perchè la mente non avrà più il potere di condizionare l'individuo così tanto da fargli credere di essere quel piccolo e limitato 'io' personale.



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